Lettera agli studenti

dai ricercatori della Facoltà di Lettere e filosofia di Arezzo

Cari studenti,

per quanto è possibile prevedere, l’anno accademico 2010-2011 si aprirà, in tutte le università italiane, all’insegna di gravissime preoccupazioni. Come hanno scritto i presidi delle Facoltà del nostro Ateneo, c’è il rischio concreto che non possa essere garantito “il regolare svolgimento dell’anno accademico” e addirittura che si possa arrivare “al totale blocco delle attività”. Si tratta, ripetiamo, di una situazione comune a tutte le università italiane, provocata dalle decisioni del Governo in materia di finanziamento del sistema formativo e dai contenuti del disegno di legge Gelmini in discussione in Parlamento.

Come sta avvenendo in tutta Italia, anche nella nostra Facoltà la maggior parte dei ricercatori di ruolo ha deciso di astenersi da ogni attività didattica. La nostra protesta ha innanzitutto ragioni di carattere generale: lungi dal risolvere i mali antichi del nostro sistema universitario la riforma Gelmini-Tremonti li sta aggravando e ve ne sta aggiungendo altri, strangolando gli atenei e provocando ulteriori riduzioni dell’offerta formativa. I ricercatori di ruolo, che sono di solito i più giovani tra i docenti, sono ovviamente i più preoccupati per il futuro dell’intero sistema, insieme – crediamo – agli studenti.

A queste ragioni di carattere generale se ne aggiungono però altre che riguardano specificamente la nostra categoria. Dovete infatti sapere che la funzione istituzionale del ricercatore NON comprende la didattica frontale; ciononostante, buona parte dell’offerta formativa si basa ovunque su corsi tenuti (gratuitamente) dai ricercatori, che nella grande maggioranza di casi si fanno carico di un numero di ore di insegnamento non inferiore a quello dei colleghi associati e ordinari. I ricercatori svolgono insomma un lavoro che non è riconosciuto e non è retribuito.

Per di più ormai da diversi anni è in atto un sostanziale blocco nel ricambio generazionale della docenza universitaria: per varie ragioni non si fanno più concorsi per professore associato e ordinario, e gli ulteriori tagli cancelleranno le ultime speranze di progressione di carriera per i ricercatori. Come forse saprete, in Italia si diventa ricercatori sempre più tardi, ben difficilmente prima dei 35-40 anni, dopo lunghi periodi di lavoro duro e precario, e per uno stipendio che inizialmente non supera i 1200 euro. In nessun paese europeo esiste una situazione di questo genere.

In questa situazione, la riforma impostata dall’attuale governo interviene per peggiorare ulteriormente la nostra condizione. Si progetta infatti di creare ricercatori a tempo determinato che, al termine di un lungo periodo di precariato e di subalternità rispetto alle logiche del potere accademico, godranno di una corsia preferenziale per l’accesso ai ruoli superiori della docenza. Il ruolo dei ricercatori a tempo indeterminato sarà invece messo ad esaurimento; si prospetta la possibilità di trasformarci in ‘professori aggregati’ con obblighi di insegnamento, ma senza alcun miglioramento economico.

Di fronte a tutto questo, non ci resta che mettere l’Università e il governo in condizione di capire la gravità della situazione: l’unico modo che abbiamo è svolgere effettivamente solo il lavoro per cui siamo pagati. Nell’attuare questa forma di protesta siamo coscienti di causare un forte disagio a tutti, in particolare agli studenti. Noi stessi, del resto, viviamo questa scelta con grande tormento, perché – credeteci – insegnare ci piace e lo consideriamo una parte essenziale del nostro lavoro. Tuttavia non possiamo più accettare supinamente quanto ci viene imposto, anche perché ciò significherebbe rassegnarsi ad una fine progressiva e degradante per noi e per tutto il sistema universitario.

Ci rendiamo conto che voi subirete le conseguenze anche di questa nostra protesta. Ci sentiamo però di chiedere la vostra comprensione per le nostre ragioni e soprattutto di chiedervi di condividere il nostro allarme e il nostro impegno per il futuro dell’università italiana. Se è vero che un paese senza ricerca e senza conoscenza è un paese destinato ad un rapido declino, siamo certi che voi sarete partecipi delle nostre preoccupazioni.

Links:

  • Leggi la mozione approvata dal Consiglio di Facoltà il 24 giugno 2010
  • Aggiornamenti sulla protesta dei ricercatori: vai al sito della Rete 29 Aprile
  • Grazie anche al Ministro Gelmini, si va spargendo la voce che molti ricercatori sono scientificamente ‘inattivi’. Se volete rendervi conto da soli della situazione invece di prestare fede alla propaganda, in questo sito potete controllare le pubblicazioni di ricercatori, associati e ordinari dell’Università di Siena. I risultati dei questionari di valutazione della didattica sono invece disponibili in questa pagina.
  • Le cifre della protesta e una newsletter (al 21 settembre 2010)

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